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Protesi al Seno o Mastopessi? 3 Differenze

Protesi al seno o mastopessi: quali sono le differenze:

Il dr Cesare Cappellina risponde

 

Ultimamente le pazienti giungono presso il nostro ambulatorio molto informate: grazie a Internet riescono a fruire di numerose informazioni in maniera facile e completa. Il più delle volte questo ci aiuta, permettendo di entrare in sintonia su determinati argomenti più velocemente. Molto più spesso però il famoso “dr Google” crea confusione e falsi allarmismi. A maggior ragione, quando si parla di protesi al seno si entra in un campo delicato, dove sono richieste delle conoscenze specifiche, per poter indicare alla paziente l’intervento chirurgico più idoneo.
Spesso c’è confusione riguardo il concetto di mastoplastica: le pazienti pensano che l’unica opzione di trattamento per migliorare la situazione mammaria sia l’impianto di protesi al seno, trascurando che una mammella cadente, cosiddetto ptosica, non troverebbe giovamento di un aumento di misura dopo l’utilizzo di protesi, anzi.

Quali sono le differenze tra la mastoplastica additiva e la mastopessi?

La mastoplastica additiva consiste nell’impianto di protesi mammarie, posizionate al di sotto della ghiandola mammaria o del muscolo pettorale, a seconda delle indicazioni: qualora il tessuto della mammella sia sufficientemente spesso, può avere indicazione l’impianto di protesi al di sotto della ghiandola mammaria. Se invece lo spessore è minimo è preferibile l’impianto di protesi al di sotto del muscolo pettorale, per evitare una eccessiva visibilità della protesi. Si possono utilizzare diversi tipi di protesi al seno, in proiezione dimensioni e coesività, ma generalmente si dividono in base alla forma in protesi rotonde e anatomiche.

protesi al seno

I diversi piani di posizionamento della protesi al seno, sottoghiandolare e sottomuscolare.

 

Le vie di incisione per l’inserimento delle protesi al seno possono essere a livello del solco inframammario, lungo il bordo inferiore dell’areola e a livello ascellare.

protesi al seno

 

La mastopessi è un intervento diverso: quando una paziente lamenta una caduta della mammella, la cosiddetta ptosi, che può avvenire dopo la gravidanza o un eccessivo calo di peso, il semplice impianto di protesi non farebbe altro che peggiorare la situazione, appesantendo la mammella e peggiorandone la caduta. La ghiandola mammaria necessita pertanto di un riposizionamento e un rimaneggiamento. Questo intervento permette la risalita del complesso areola capezzolo nella sua posizione naturale, ossia a circa 18/19 cm dal giugulo.

Quando visitiamo una paziente utilizziamo appunto un metrino che ci permette di valutare la distanza effettiva giugulo-capezzolo e di decidere quale tecnica di mastopessi sia la più appropriata.

É bene infatti spiegare alla paziente che, in caso di una ptosi mammaria, un miglioramento della forma e una risalita del capezzolo non possono essere ottenuti senza avere delle cicatrici. Il tipo di cicatrici dipende dal grado di caduta della mammella: mentre una pseudoptosi, ossia una leggera discesa del complesso areola-caezzolo, può giovare del solo utilizzo di protesi mammaria, soprattutto anatomica, che espande e solleva maggiormente la parte inferiore della mammella, una discesa maggiore del capezzolo prevede delle cicatrici, che possono essere attorno all’areola a 360 gradi, la cosiddetta borsa di tabacco o Round Blok di Benelli, alla cicatrice attorno all’areola e verticale, fino alla classica T invertita, la cosiddetta Pitanguy.

protesi al seno

 

Il momento della visita presso il nostro Studio assume pertanto un’importanza fondamentale per poter capire quale sia la tecnica più indicata per risolvere l’inestetismo: se la mammella è svuotata ma non caduta, e questo avviene il più delle volte quando il volume della mammella è piccolo e non supera la II misura, l’inserimento di una protesi al seno può essere sufficiente e un’ottima soluzione.

Prima e Dopo

CHIRURGIA DEL SENO

Qualora invece vi sia una caduta del complesso areola capezzolo e una discesa della ghiandola mammaria, è necessario intervenire rimaneggiando la mammella nella cosiddetta mastopessi.

protesi al seno prima protesi al seno dopo
protesi al seno prima protesi al seno dopo

CHIRURGIA DEL SENO

Attraverso la mastopessi si riposiziona la ghiandola mammaria nella posizione naturale, senza l’impianto di protesi.

Quali sono i pro e i contro?

Mentre nella mastoplastica additiva utilizziamo come accesso minime cicatrici, descritte precedentemente, nella mastopessi possono essere previste delle cicatrici più evidenti; è tuttavia vero che la mastopessi è un intervento chirurgico definitivo, apparte la necessità di eseguire delle minime correzioni.

Quando invece inseriamo una protesi al seno, diciamo sempre alla paziente che inizia un percorso: la durata di una protesi è statisticamente di 10/15 anni, non tanto per la rottura della protesi, evenienza possibile, quanto più per la contrattura capsulare, la complicanza che relativemente è la maggior causa di sostituzione della protesi: attorno alla protesi si forma una cicatrice, così come attorno a qualsiasi device che noi impiantiamo (pacemaker, protesi testicolari ecc).

Il silicone è infatti il materiale più tollerato dal nostro organismo: ma essendo un materiale esterno, il nostro corpo crea una barriera attorno alla protesi, la capsula appunto. Se la capsula si mantiene morbida e sottile, sarà invisibile e non inficerà il risultato. Qualora la capsula si ispessisca, comprimerà la protesi, alterando la forma e il risultato.

In questo caso diverse sono le possibilità terapeutiche, dai massaggi all’utilizzo di terapie mediche, fino alla revisione chirurgica: bisogna sostituire la protesi e rimuovere completamente la capsula. Pertanto nel momento in cui la paziente desidera inserire una protesi al seno, è fondamentale descrivere questa possibilità, per poter affrontare al meglio eventuali complicanze e rendere la paziente parte attiva e consapevole.

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