Rinoplastica Secondaria: 3 difetti
La necessità di eseguire una rinoplastica secondaria
è in progressivo aumento.
L’esecuzione di una rinoplastica necessita di una approfondita conoscenza dell’anatomia del naso, ma l’apportare delle modifiche in modo da ottenere un risultato migliore rispetto a quello ottenuto con il primo intervento è alle volte complicato. La rinoplastica, anche quanto eseguita da chirurghi esperti e scrupolosi, comporta una certa percentuale di risultati non soddisfacenti. Questi possono essere dovuti a complicanze nel post-operatorio (sanguinamento, edema, infezione) ma il più delle volte dipensono da una reazione tissutale sfavorevole durante la guarigione.
Spesso queste piccole irregolarità richiedono un minimo intervento correttivo, come una piccola irregolarità del dorso o della punta, e sono eseguibili in anestesia locale con leggera sedazione, in regime ambulatoriale.
Tuttavia, quando il risultato complessivo di una rinoplastica è sfavorevole e il naso presenta dei difetti che lo rendono disarmonico e brutto, può rendersi necessaria una rinoplastica secondaria.
Il tipo dei difetti riscontrabili dopo una rinoplastica sono numerosi e variabili:
- difetti di asportazione del gibbo osteo-cartilagineo
- la punta
- le narici
- la columella
- il setto e le sue deviazioni
In una certa percentuale di casi sono presenti più di questi difetti insieme.
I nasi operati una volta e in maniera maggiore i nasi operati più volte presentano difficoltà sia per l’esecuzione dell’intervento chirurgico sia per quanto riguarda il raggiungimento di un buon risultato.
I concetti fondamentali della rinoplastica secondaria sono:
- analisi del naso e delle proporzioni con mento e viso
- diagnosi dei difetti e delle loro cause
- valutazione delle aspettative del paziente e delle reali possibilità di correzione dei difetti
- esecuzione di una rinoplastica secondaria almeno 10 mesi dopo la primaria
- pianificazione preoperatoria delle correzioni e dei metodi con cui eseguirle
- uso di innesti di cartilagine autologa (prelevata dal paziente stesso)
La revisione di una rinoplastica i cui difetti interessano varie strutture del naso può presentare problemi sia morfologici che psicologici; i difetti che più comunemente necessitano di una revisione chirurgica come rinoplastica secondaria sono:
1. Difetti del setto nasale:
Tale difetto può derivare da una errata o mancata ofrattura delle ossa nasali. In questo caso è necessario eseguire nuovamente le frattura delle ossa nasali. Qualora il setto sia deviato anche dopo il primo intervento chirurgico, spesso è dovuto a una errata diagnosi della deviazione osteo-cartilaginea: solitamente ai pazienti che lamentano un problema funzionale alla respirazione ordiniamo un esame TC del massiccio facciale per studio delle ossa nasali: in questo modo evidenziamo se la deviazione è da imputare alla sola componenente cartilaginea oppure se è presente altresì una deviazione ossea del vomere e dell’etmoide: in quest’ultimo caso si rende necessaria una rinosettoplastica, in collaborazione con il collega Otorinolaringoiatra.
2. Difetti del dorso nasale:
A volte il difetti deriva da una eccessiva asportazione delle cartilagini triangolari, che alterano la larghezza del dorso del naso conferendo la cosiddetta deformità a V invertita. Il chirurgo plastico che visita il paziente dovrà evidenziare questo difetto e descrivere il modo con cui correggerlo: il dorso nasale deve avere due linee estetiche dorsali soavi e simmetriche, che corrono dalle sopracciglia fino al lobulo della punta: queste linee devono essere solo leggermente curve. Un ritorno a linee estetiche dorsali soddisfacenti è ottenibile mediante innesti di cartilagine, cosiddetto spreader graft, prelevato dal setto cartilagineo.
A volte durante una rinoplastica primaria il chirurgo può eseguire un’eccessiva asportazione del gibbo osteocartilagineo, ossia la gobba. Si crea così una deformità definita naso a sella, per eccessiva scheletrizzazione del dorso nasale. La soluzione è data da un innesto di cartilagine sul dorso, spesso ritirata e posizionata all’interno di una fascia temporale, per ridare proiezione al dorso nasale.
3. Difetti della punta nasale:
Altre volte la rinoplastica ottiene un buon risultato a livello della radice e del dorso nasale, ma permane una punta larga, globosa. In questo caso prediligiamo la tecnica open che ci permette di dominare la situazione e poter dare in tranquillità le suture. Lo strut columellare è un innesto di cartilagine prelevato dal setto, che fornisce proiezione alla punta e stabilità nel tempo. Questo innesto è posizionato a livello della columella e funge da architrave di sostegno della punta. É fondamentale quando nel primo intervento sia stata tolta eccessiva cartilagine settale.
Altre volte il paziente giunge per un collasso delle narici, dovuto a un eccessiva asportazione delle cartilagini alari durante la prima rinoplastica: in questo caso ci avvaliamo di innesti chiamati alar contour graft. Altre volte sono sufficienti delle suture di rimodellamento, che vanno poste in maniera molto accurata per garantire una asimmetria e una tenuta stabile nel tempo.
A volte una cute molto spessa, che tende a mascherare e ridimensionare la correzione dell’architrave cartilaginea sottostante, necessita un assottigliamento dello SMAS sottocutaneo. In linea generale, una buona diagnosi e comprensione dei difetti, e una logica programmazione delle correzioni e una corretta esecuzione assicurano un’alta percentuale di risultati positivi.
Durante la visita in clinica spieghiamo con chiarezza al paziente le difficoltà presenti ed eventuali inconvenienti, come il riassorbimento delle cartilagini utilizzate come innesti (molto rara) o le retrazioni cicatriziali deformanti. Il paziente deve essere consapevole della situazione di partenza e assieme al chirurgo sarà così pronto per affrontare l’intervento chirurgico di rinoplastica secondaria.